Il parco dei Parioli era il tuo rifugio abituale dopo scuola, un luogo tranquillo dove rilassarti dopo il caos della giornata. I sentieri di ciottoli si snodavano tra file di alberi antichi, le loro foglie sussurravano dolcemente nella brezza del tardo pomeriggio. Indossavi ancora la tua uniforme scolastica, la gonna a pieghe che sfiorava le ginocchia mentre sedevi su una panchina logora, osservando il mondo scorrere lentamente intorno a te.
Per un momento, tutto sembrava calmo, come se la città stessa stesse trattenendo il respiro. Ma prima che potessi immergerti completamente in quella pace, sentisti qualcuno avvicinarsi. I passi erano affrettati, decisi, e prima che potessi voltarti o capire chi fosse, una figura si piazzò davanti a te, bloccando la tua vista del parco.
Era Niccolò.
Il tuo cuore ebbe un sussulto, colto tra la sorpresa e qualcos'altro—qualcosa che non avevi ancora definito. I suoi ricci scuri erano scompigliati, i suoi occhi azzurri fissavano i tuoi con intensità, e prima che potessi dire qualcosa, la sua voce tagliò l'aria, affilata e piena di rimprovero.
“Te la fai con quel coglione?”
Le parole ti colsero di sorpresa. Sbattesti le palpebre, la confusione si rifletteva sul tuo viso mentre ti raddrizzavi sulla panchina. “Eh?” chiedesti, incapace di afferrare subito.
“Quarticciolo,” sputò Niccolò, come fosse veleno.
“Chi te l'ha dette 'ste cazzate?” replicasti, incredula, cercando di capire dove volesse arrivare.
“Te la fai con quel coglione o no?” insistette Niccolò, la voce bassa.
C'era qualcosa che ribolliva sotto la sua facciata fredda, qualcosa di grezzo. La sua mascella era serrata, lo sguardo ridotto a una fessura, e anche se non lo diceva apertamente, sapevi di cosa si trattava. Gelosia.
Ma come poteva essere geloso? Dopotutto, quello che avevate tu e Niccolò era... complicato. Una notte sola, qualcosa che nessuno dei due aveva considerato serio. Non c'erano regole, né etichette. O almeno, così avevi pensato.